I Viaggiatori da fermo

Sto scrivendo queste parole seduto sotto ad un portico gustando una ricca colazione tropicale.
Il sole ci scalda e tutto scorre a ritmo lento e rilassato.
Ma non mi trovo ai Caraibi, bensì in un piccolo paese in provincia di Verona.
Ed è in questa zona che ho conosciuto alcuni ragazzi e ragazze molto simili a me, che amano definirsi i viaggiatori da fermo.

L’estate e le ferie sono agli sgoccioli, tanti di voi staranno gustandosi gli ultimi raggi di sole per non far salire troppo la nostalgia dell’arrivo della stagione fredda, quindi non c’è giorno migliore di questo per raccontarvi chi è un viaggiatore da fermo.

Avete presente la sensazione di tristezza e a volte soffocamento che si prova al ritorno di un viaggio? Nell’attimo in cui mettiamo piede a terra scendendo dall’aeroplano, sentiamo che la magia del luogo appena abbandonato evapora istantanea e rapida come un’essenza profumata quando si apre il suo contenitore.
E più si è stati lontani e più questo peso sembra farsi sentire.

Ci sono alcune persone che hanno dentro l’irrefrenabile bisogno di partire alla scoperta del mondo e di quello che stanno cercando all’interno di loro stessi e questo li porta a stare fuori dal paese di origine anni interi, spesso combattuti tra la mancanza degli affetti e la necessità di trovare quello che stanno cercando.

Stare tanto tempo lontano dagli schemi in cui sono nati e cresciuti, smonta ogni certezza e permette loro un confronto pulito, senza filtri nei confronti delle persone che incontrano e con le quali possono essere totalmente se stessi.
E la cosa si ripete ogni qualvolta viene cambiato luogo, in un continuo creare e lasciare andare rapporti ai quali a volte si è molto legati.

Così può succedere, dopo anni di girovagare, di sentire bisogno di radici, di profumo di casa, della stabilità.
E tornano alle loro origini, ma totalmente differenti da quando sono partiti e con la necessità di trovare loro simili.
Ed è proprio qui che nascono i gruppi di viaggiatori da fermo: persone che hanno vissuto in giro per il mondo e che hanno un bagaglio di cose potenti da poter portare nel proprio paese e arricchirlo.

In questo contesto ho trovato gente che fa per me, che risuona come io risuono, che si sposa perfettamente con il mio modo di vedere il mondo e i progetti di vita.
Perché ti puoi trovare a passare giornate in completa leggerezza, perso tra luoghi incontaminati o facendo festa in qualche sagra popolare, suonando la chitarra sul divano di qualcuno o arrampicandosi su un albero per mangiare un paio di fichi.
Ma allo stesso tempo, tra un racconto di viaggio e l’altro, creare qualcosa di concreto: incastrare le menti per dar forma a progetti nuovi e innovativi.

Siamo la generazione senza futuro, c’è stato insegnato che bisogna essere grati del lavoro che si ha senza puntare ad altro, perché di meglio per noi non c’è. Ho sempre pensato che se di meglio per me non c’era, avrei potuto crearlo dal nulla e così ho fatto.
Ho fatto della mia arte anche un lavoro, che coinvolge persone come me, che ci unisce in qualcosa di più.
E da oggi ho capito che si può viaggiare da fermo e che posso trovare molti più coetanei con cui legarmi di quanto potessi immaginare nel mio paese.

E’ proprio bello essere un viaggiatore da fermo!

Vi lascio con le parole di una canzone stupenda che calzano a pennello: True to myself

Day in day out I’ve asked many questions I say
Only to find the truth it never changes I say
If you don’t deal with it it keeps killing you a little by little I say
Call me selfish if you will my life I alone can live I say I say I
Got to be true to myself
Got to be true to myself I don’t care if it hurts
I’m tired of lies and all these games
I’ve reached a point in life eh
No longer can I be this way don’t come crying to me
I too have shed my share of tears
I’m moving on, yes I’m grooving on, well I’m finally free I’ve
Got to be true to myself

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