Viaggia da solo e non sarai mai solo

Ma quindi parti da solo?
Ma sei sicuro?
Ma non hai trovato nessuno con cui viaggiare?
Ma non è pericoloso?
Ma non hai paura?

Vi siete mai sentiti dire frasi del genere?
Allora siete nel posto giusto.

Un’idea molto diffusa in Italia è che non sia consigliabile viaggiare da soli, che sia da incoscienti, da persone strane o addirittura in qualche modo tristi.
Perché il viaggio in compagnia è considerato normale e quello in solitaria no?

Proviamo a smantellare questo granitico dinosauro.

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“Grazie di tutto India, non ti deluderò” di Chiara Palmieri

Alberto Moravia nel libro “Un’idea dell’India” scriveva così:

Allora sei stato in India. Ti sei divertito?
No.
Ti sei annoiato?
Neppure.
Che ti è accaduto in India?
Ho fatto un’esperienza.
Quale esperienza?
L’esperienza dell’India.
E in che cosa consiste fare l’esperienza dell’India?
Consiste nel fare l’esperienza di ciò che è l’India.
E che cos’è l’India!
Come faccio a dirtelo? L’India è l’India.

Ma poniamo che io non sappia affatto che cos’è l’India. Dimmi tu che cos’è?
Neppure io so veramente cosa sia l’India. La sento, ecco tutto. Anche tu dovresti sentirla.
Cosa vuoi dire?
Voglio dire che dovresti sentire l’India come si sente, al buio, la presenza di qualcuno che non si vede, che tace, eppure c’è.
Non ti capisco.
Dovresti sentirla, laggiù, a oriente, al di là del Mediterraneo, dell’Asia minore, dell’Arabia, della Persia, dell’Afghanistan, laggiù, tra il Mare Arabico e l’Oceano Indiano, che c’è e ti aspetta
.”

Credo non ci siano parole migliori delle sue per spiegare un’esperienza indiana, credo che a volte non ci siano proprio le parole giuste per l’India, ma ho promesso a Claudio prima della mia partenza che ci avrei provato per il suo blog ed eccomi qui.

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L’occasione di stare da soli

Anche qui affrontiamo un tema particolare: quanto è importante stare da soli? O meglio, quanto è produttivo per se stessi prendersi dei momenti di isolamento dal quotidiano?

Partiamo dalla classica analisi della società in cui viviamo: ci dicono che stare da soli è un aspetto negativo, antisociale e quasi “pericoloso” per l’equilibrio della persona, ma poi ci vogliono far crescere con un taglio individualistico e competitivo.

Se una persona sente in un determinato momento di voler passare del tempo per i fatti propri, concedendosi completamente a se stesso, viene additato come emarginato o strano o asociale.

Perché quindi questa volontà di incutere timore nel rimanere soli?

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“La Valle del Colca tra vulcani e condor: lo spirito della Pachamama” di Miriam Focili

Il Perù è stato il viaggio della vita, quello che cambia la tua visione delle cose, le priorità. E’ un viaggio in un mondo diverso che non fa parte di te.

Ma c’è un momento preciso in cui ne abbiamo preso coscienza, circa a metà del cammino verso Macchu Picchu.
Approdare nella remota Valle del Colca sulle Ande Peruviane, infatti è il più magico dei regali, ci si affaccia sull’infinito: il canyon che la caratterizza è una profonda faglia che fende la terra, tutto interno maestose cime e vulcani che arrivano a toccare i 6.000 m. Magico è vederle sorvolate dai condor, che da secoli incarnano lo spirito della cordigliera.

Qui coesistono forze primordiali come la Pachamama, la madre terra, dea degli Incas che sembra essersi asserragliata quassù dove nessuno possa toccarla.
Il Colca Canyon è un’avventura di 2 giorni a 180 km a nord della bellissima ciudad blanca di Arequipa: la porta sulle Ande, la prima grande città che i viaggiatori incontrane lungo il loro cammino verso la Cordigliera.

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“Beijing: è una signora che vive al tempio” di Chiara

Rumorosa, caotica, trafficata più di Napoli.

Dai colori accesi e dalla musica dolce di flauti di bambù e gong dorati.

Mi aspettava a braccia aperte lei: Beijing, la capitale della Cina.

Me la ricordo così, e la proteggo tra i miei viaggi più belli, la meta che scelsi in un pomeriggio di Novembre di due anni fa.

Si sa quanto oggi ci si senta bloccati da stereotipi e sistemi che vorrebbero ingabbiare i nostri sogni. Un lavoro full time, sette compleanni alla settimana, la palestra, la fidanzata o il fidanzato e quattro settimane di ferie l’anno, ma per questi argomenti abbiamo già molte riviste e tutorial che si preoccupano di darci consigli.
Ho accettato con piacere l’invito di Claudio, a raccontarvi una delle mie avventure dall’altra parte del mondo.

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Il valore della lentezza: perdersi per le strade di Atene

La lentezza al giorno d’oggi è vissuta come una cosa negativa, ma quanto la velocità influisce positivamente sul nostro corpo e sulla nostra mente?
Stress, stanchezza e quante altre manifestazioni sono il frutto dei ritmi troppo elevati che la società ci impone.

E allora, come mai consideriamo la lentezza un difetto?

Sono appena tornato da Atene e questa domanda mi è risuonata in testa diverse volte durante questo breve viaggio.

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C’era una volta in Messico

Nel 2019 volare è diventato talmente economico da abbattere definitivamente le distanze. Basti pensare che compagnie low cost offrono ormai voli da 10-20 euro a tratta per le maggiori città europee, che si può ormai raggiungere New York con volo diretto a partire da 300 euro oppure arrivare in Asia con poco più di 400 euro.

Ma c’è stato un tempo in cui prendere un aereo voleva dire investire circa un migliaio di euro.

Quindi a tanti di voi non farà troppo effetto a sentirlo adesso, ma quando nel 2008 decidemmo di partire per il Messico, ci sembrò di partecipare ad una grande impresa…

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A piedi verso Santiago de Compostela

Circa ottocento chilometri.
Provate a pensare ad un tragitto di questa portata.
Torino-Roma? Diciamo più Milano-Napoli.
Ma anche qualcosa in più.
Questa è la distanza che ogni anno persone provenienti da tutto il mondo coprono a piedi per giungere a Santiago de Compostela partendo dai Pirenei.
Si tratta di uno dei cinque Cammini di Santiago, il francese, il più battuto e famoso; un mese circa “a spasso” per il nord della Spagna.

Il mio è stato Maggio 2016, ventinove giorni in cui ho percorso ottocentotrenta chilometri esclusivamente a piedi.

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